Το golden retriver ζει μαζί με τους ηλικιωμένους στον οίκο ευγηρίας “Πριγκήπισσα Ευτυχία” του Τορίνο
Liliana ha 91 anni, da qualche tempo è ospite della casa di riposo per anziani «Principessa Felicita di Savoia», con il golden retriver Leo ha stabilito un rapporto particolare
Per gli anziani che gli sono più affezionati, quelli che non hanno parenti negli orari di visita, l’arrivo di Leo è il momento più importante della giornata. Leo è un golden retriver di sette anni, che non solo fa pet therapy nella casa di riposo «Principessa Felicita di Savoia» a Torino, ma vive anche dentro la struttura, dove c’è un giardino e uno spazio coperto in cui può correre e giocare insieme a Beba. Lei è una meticcia che scodinzola negli uffici del convitto, che tiene compagnia agli umani ma senza occuparsi di attività terapeutiche.
Nella casa di riposo di via Principessa Felicita, a due passi dal monte dei Cappuccini, dove risiedono circa 200 anziani non autosufficienti più altri 40 che invece lo sono, la presenza di Leo da tempo è insostituibile. «La pet therapy sta funzionando benissimo – dice Massimo Oliverio, il direttore della struttura -. I pazienti si aprono nei confronti del cane, e successivamente delle persone». Diventano più dolci, meno diffidenti. Sui loro visi seri e apatici spuntano molti sorrisi. Secondo Guido Massimello, dirigente veterinario dell’Asl To1, dal quale è nata l’idea di portare la terapia nel convitto, «la presenza di Leo, che per non stressarsi troppo non deve lavorare più di due ore al giorno, migliora la vita: i pazienti si sentono utili e in loro aumenta l’autostima».
Questo non è il primo caso a Torino di pet therapy all’interno di una residenza per anziani. Nella rsa «Botticelli» fino a qualche anno fa era coinvolta Gilda, la mamma di Leo, «che però adesso è troppo vecchia – spiega Monica Lo Cascio, direttore dei Servizi Sociali della Città -, e in quella struttura le terapie sono state sospese». In via Ghedini, invece, nell’istituto per anziani «Cimarosa», non si fa pet therapy ma è possibile vivere nell’edificio con il proprio amico a quattro zampe. Lì insieme ai padroni da qualche tempo si sono trasferiti tre gatti. Che non hanno quasi mai creato problemi agli altri ultrasessantenni, anche grazie al fatto che le stanze sono singole. «Se si garantisce di prendersi cura del proprio animale, possono entrare al Cimarosa – dice la responsabile Maria Cardino -. Certo, serve buon senso».
(Articolo tratto da Animalia, la pagina del mercoledì sulla cronaca di Torino)